Pubblichiamo il testo di Fernardo Orlandi del CSSEO in memoria di Giovanni Bensi, venuto recentemente a mancare.
GIOVANNI BENSI (1938-2016) CI HA LASCIATO
Nel 1972 si trasferisce a Monaco di Baviera per lavorare al servizio russo dell’emittente radiofonica statunitense “Radio Free Europe/Radio Liberty” (RFE-RL). Da li, per decenni, ha condotto trasmissioni quotidiane in lingua russa, su temi politici, culturali e religiosi, con grande spazio dedicato al fenomeno del dissenso. Negli ultimi anni firmava la trasmissione “Kontinent Evropa”.
Dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan, Giovanni Bensi viene mandato a Peshawar, nella Tribal Zone del Pakistan, a costruire il servizio di trasmissioni in lingua russa di RFE-RL indirizzate ai militari dell’Armata Rossa che occupavano quel paese. Nel Pakistan soggiornerà per lunghi periodi tra il 1980 e il 1987. La sua curiosità lo porterà a ferquentare una madrassa, una di quelle scuole islamiche, dove – letteralmente – vide crescere i Taliban. Studiò pure all’università islamica “Dar-ul-‘Ulum” di Peshawar, frequentando corsi di lingua araba, persiana e urdu, oltre che di storia dell’Islam.
Queste lingue si aggiunsero alle altre che praticava. Il suo russo era straordinario, raffinato, ricchissimo di vocaboli e con una pronuncia dolce.
Il suo splendido russo rendeva la parlata di Bensi inconfondibile. Non si può non rievocare un episodio risalente a circa 15 anni fa. Si era in “trolleybus”, nel centro di Mosca. Si conversava e ad un certo punto un anziano si alza e interloquisce dicendo: “Scusate, ma io conosco questa voce”. Si ricordava delle trasmissioni che ascoltava alla fine degli anni Settanta e della voce inconfondibile di Bensi.
Quando nel 1995 RFE-RL si spostò a Praga, accettando l’invito di Václav Havel, Bensi si trasferì nella capitale ceca, dove visse fino quando si ritirò, rientrando in Italia nel 2003. Fino al 2011 ha vissuto dapprima a Levico Terme e successivamente a Merano, dove domenica 6 marzo si è spento.
Il ritiro da RFE-RL non gli fece certo abbandonare le attività. A Levico Terme aveva la sua sede il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale (CSSEO), cui Bensi fu tra i costitutori nel 1997 e alle cui attività (ricerca, organizzazione di convegni internazionali, conferenze e pubblicazioni) ha fornito un contributo di grande rilievo.
Bensi, fino al 2012, ha scrivetto per l’“Avvenire” e per varie giornali pubblicazioni russe e ucraine, in particolare con “Nezavisimaya gazeta”, “Obshchaya gazeta” e “Vremya novostei” (di Mosca) di Mosca e “Den’” di Kiev.
Giovanni Bensì era sapiente, tanto sapiente quanto modesto. È stato uno studioso di primaria levatura e un grande giornalista, scrupolosamente attento ai fatti e lontano dell’ufficialità mediatica e dalla retorica.
Ci mancherà molto.
In aggiunta alla quotidiana attività giornalistica, e agli articoli comparsi su riviste, Giovanni Bensi ha pubblicato diversi volumi: “L’incognita jugoslava” (Pan, 1975); “Mosca e l’eurocomunismo” (La casa di Matriona, 1978); “La pista sovietica” (Sugarco, 1983); “L’Afghanistan in lotta” (SPES, 1987); “Allah contro Gorbaciov” (Reverdito, 1988); “Nazionalità in URSS” (Xenia, 1991); “I Taliban: storia e ideologia” (CSSEO, 2001; “Georgia. La caduta di Ševardnadze” (CSSEO, 2004); “Oltre la Cecenia. Gli altri conflitti del Caucaso” (CSSEO, 2004); “La Cecenia e la polveriera del Caucaso” (Nicolodi, 2005); “Partu Patima: una donna contro Tamerlano. L’epos del popolo Lak. Un caso Ossian in Daghestan” (CSSEO, 2009); “Il Daghestan: conflitti, religione e politica” (CSSEO, 2009); e “Le religioni dell’Azerbaigian” (Teti, 2012).
Fra le sue traduzioni: “Voglio essere” onesto di Vladimir Vojnovič (Bietti, 1964); “Anni e guerre, 1899-1945” di Aleksandr Gorbatov (Bietti, 1965); e “La casa deserta” di Lidija Čukovskaja (Jaca Book, 1977).
Ha diretto “Modernizzazione e sviluppo” e “CSSEO Journal”.
Copia in formato “pdf” dei lavori di Giovanni Bensi pubblicati dal CSSEO si può ricevere gratuitamente inviando una richiesta (e indicando i titoli) a: info@ba-csseo.org
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