IL PRIMO DOPOGUERRA AL CINEMA: BERLIN ALEXANDERPLATZ

La Biblioteca Archivio del CSSEO organizza a Trento, mercoledì 19 dicembre 2018, alle ore 17,30, nella “Sala degli Affreschi” della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito “Il primo dopoguerra al cinema: Berlin Alexanderplatz”.
Intervengono Gianluigi Bozza e Massimo Libardi.
Saranno proiettate citazioni filmiche.

Per capire la Germania del dopoguerra non si può prescindere dal romanzo di Alfred Döblin, “Berlin Alexanderplatz” (1929). Lo scrittore racconta  un paese dilaniato dalla pesante sconfitta, descrive una città distrutta sia a livello urbanistico che economico. Berlino, la metropoli cui negli stessi anni Walter Ruttman dedicava il film sperimentale “Sinfonia di una grande città” (1927), è un mondo caotico, che provoca ai suoi abitanti una continua vertigine percettiva, in cui regna una confusione generale.
Negli anni venti, l’Alexanderplatz, insieme alla Potsdamer Platz, è il simbolo della metropoli Berlino: qui apparirono le prime grandi insegne luminose pubblicitarie che trasformarono la notte in giorno, ma bastava spostarsi nelle vie laterali per vederne i lati oscuri.
Nel romanzo di Döblin la piazza come luogo di incontro di “delinquenti, prostitute e squattrinati” ed è il luogo delle gesta del suo protagonista, Franz Biberkopf

Nelle prime righe Biberkopf esce dal carcere di Tegel dopo quattro anni, scontati per per l’omicidio della sua fidanzata, e resta immobile sulla porta a contempla titubante la libertà appena riconquistata. La libertà gli dà un senso d’inquietudine, di angoscia. Il vortice metropolitano lo spaventa e sente  un moto di nostalgia per le protettive mura della prigione, e più indietro per la trincea e i commilitoni. Mondi più semplici di quello della grande città.

Due sono i temi principali che attraversano il romanzo: il tema della violenza e il rapporto psichico che il protagonista instaura con la metropoli. I rapporti tra gli uomini e in particolare i rapporti di genere sono pervasi da una violenza continua, talvolta aperta, più spesso sottile: vi è qui l’eco delle violenze della guerra, di un mondo esclusivamente maschile che vede la donna come preda o paradossalmente ne ha paura.
La città, con le sue correnti psichiche, la folla, la vita che pullula e non conosce nessun limite “naturale”, è forse il vero protagonista del romanzo. Döblin la descrive con il metodo del montaggio, e modifica profondamente le modalità di rappresentazione della città contemporanea.
Da tutto questo emerge la fragilità dell’individuo, la molteplicità di possibilità lo spaventa, cerca certezze e luoghi chiusi: saranno proprio queste paure che porteranno Bieberkopf verso il nazionalsocialismo.
Oggi parleremo del romanzo attraverso il suo adattamento cinematografico, lo sceneggiato Berlin Alexanderplatz, uno sceneggiato di 13 puntate più un epilogo realizzato per la televisione tedesca nel 1980 da Rainer Werner Fassbinder. In quello che è forse il suo capolavoro, il regista tedesco, come nella parabola di Maria Braun, fa della dimensione privata di Bieberkopf, lo specchio della condizione generale della Germania.

Author: Aisseco

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