L´incontro si terrà sabato 13 febbraio alle ore 17.00 con ingresso libero, presso il Centro
Ceco in via G. B. Morgagni 20 a Milano
PRESENTAZIONE LIBRO
Karel Weirich: la Resistenza civile e il salvataggio degli ebrei in Italia
Si intitola “Un “giusto” ritrovato Karel Weirich: la Resistenza civile e il salvataggio
degli ebrei in Italia” il libro che racconta la vita e la vicenda di Karel Weirich,
giornalista antifascista ceco che compilò diverse liste con centinaia di nomi di cittadini
cecoslovacchi ebrei internati in Italia riuscendo a salvare molti di loro. L´incontro con
autore Alberto Tronchin si terrà il sabato 13 febbraio alle ore 17 presso il Centro Ceco
di Milano (via GB Morgagni 20). Interverranno assieme all´autore: Tea Camporesi di
Gariwo, la foresta dei Giusti, don Edoardo Canetta di Academia Ambrosiana e
Francesco Leoncini di Ca´Foscari di Venezia.
Il libro (Treviso, Istresco, 2007, pagine 150, euro 12), ricorda “L’Osservatore Romano”, è
stato scritto da Alberto Tronchin e ricostruisce l’opera umanitaria di Weirich attraverso
l’archivio personale che egli stesso riuscì a mettere in salvo all’interno dei gradini delle scale
di casa prima dell’arresto da parte dei nazisti, recuperandolo una volta tornato dalla prigionia
in un campo di concentramento della Baviera.
Weirich, morto nel 1981 a settantacinque anni, cercò di aiutare le centinaia di ebrei che
figuravano nella sua lista – un’analogia con la lista di Oskar Schindler, che salvò a sua volta
un migliaio di ebrei e il cui cognome coincide curiosamente con quello della madre di
Weirich – inviando denaro, abiti, medicine e persino documenti falsi.
Figlio di un artista ceco, Karel Weirich nacque a Roma il 2 luglio1906. Nel 1925, dopo aver
conseguito un diploma di computerista e stenografo, venne assunto come segretario presso la
Direzione nazionale della Pontificia Opera di San Paolo Apostolo.
Nel 1932 fu trasferito alla Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, e nello
stesso anno iniziò a scrivere articoli sulla Cecoslovacchia per “L’Osservatore Romano”. Nel
1935 una delle maggiori agenzie di stampa cecoslovacche, la Ctk, gli propose la
corrispondenza fissa da Roma. Weirich accettò, decidendo comunque di continuare a lavorare
come impiegato vaticano. Dopo l’invasione nazista del suo Paese non accettò di giurare
fedeltà a Hitler, venendo licenziato dall’agenzia nel novembre del 1941.
“Fino ad allora – ricorda il quotidiano vaticano – ricevette da colleghi antinazisti di Praga
notizie su quanto stava accadendo nel Protettorato di Boemia-Moravia, traducendole in
italiano per Pio XII e inviandole altresì, almeno fino alla capitolazione della Francia, al
corrispondente della Ctk da Parigi e ai suoi connazionali rifugiatisi in Italia”.
Dopo l’ordine di arresto di tutti gli ebrei, nel giugno 1940, Weirich decise insieme ad alcuni
connazionali di fondare un’associazione dedita all’assistenza dei profughi cecoslovacchi.
Nacque così l’Opera di San Venceslao, dal nome del re e santo patrono ceco, che aiutò sia
quanti si trovavano internati nei campi di concentramento che quelli che vivevano nella
clandestinità, molti dei quali nascosti in conventi e monasteri “aperti” per volontà del Papa.
Nel periodo dell’occupazione tedesca, Weirich fu anche il principale riferimento della
resistenza cecoslovacca in Italia e il tramite tra il Comitato nazionale di liberazione (Cnl) e i
suoi connazionali scesi in armi accanto ai partigiani. Per questo venne arrestato il 1° aprile
1944 dalla Gestapo e condannato a morte da un tribunale militare tedesco.
Grazie all’intervento della Santa Sede, la pena capitale venne commutata in diciotto mesi di
lavori forzati da scontare nel campo di concentramento di Kolbermoor, dopo un periodo nella
COMUNICATO STAMPA
Milano, 4 febbraio 2016
prigione di Stadelheim, a Monaco. Rimase nel campo fino al 2 maggio 1945, giorno della
liberazione da parte delle truppe statunitensi.
In base alla documentazione, furono significativi i rapporti di Weirich con la Segreteria di
Stato, in particolare con l’allora Sostituto monsignor Giovanni Battista Montini – il futuro
Papa Paolo VI –, dal quale ottenne sostegno e aiuto per l’Opera di San Venceslao attraverso la
Pontificia Opera Soccorsi rappresentata da monsignor Antonio Riberi.
Una volta libero, Weirich tornò a Praga. Venne assunto di nuovo dalla Ctk e tornò anche al
suo lavoro di corrispondente da Roma.
Nel febbraio del 1948, dopo la presa del potere da parte dei comunisti in Cecoslovacchia, la
direzione dell’agenzia lo invitò a tornare a Praga, dove venne a conoscenza di quanto era
accaduto a molti suoi colleghi, finiti in carcere con l’accusa di essere spie. Di fronte a questo,
rifiutò di rimanere in patria e decise di rimanere in Italia, venendo licenziato.
Come molti altri eroi che salvarono la vita a centinaia di persone, anche Weirich non diede
mai molta importanza a quanto aveva compiuto, limitandosi a dire, quando veniva interpellato
al riguardo, che aveva agito così perché andava fatto.
Quando vollero dargli una medaglia disse: “Sì, l’accetto, ma devono darla anche a tutti quei
frati e a tutte quelle monache che hanno nascosto le persone”. “Ora che l’archivio personale
ha rivelato la vera portata dell’opera di soccorso svolta da Weirich – conclude “L’Osservatore
Romano” –, si può davvero parlare di un ‘giusto’ ritrovato e consegnato alla storia”.
Centro Ceco
Via G. B. Morgagni, 20 – Milano
http: //milano.czechcentres.cz