Transilvania rossa

Stefano Bottoni
Transilvania rossa. Il comunismo romeno e la questione nazionale (1944-1965)

Come hanno interagito nella seconda metà del Novecento classe e nazione, identità politiche e vincoli etno-culturali in una regione multinazionale come la Transilvania? Il volume analizza la dimensione quotidiana della convivenza interetnica in una società di tipo sovietico cogliendo nella svolta post-1956 delle politiche nazionali romene, dovuta a una percezione “etnicizzata” della rivoluzione ungherese, la radice del progetto di comunismo nazionale attuato dopo il 1965 da Nicolae Ceausescu.

Nelle zone multietniche dell’Europa centro-orientale quali la Transilvania, classe e nazione, comunismo e identità etniche hanno costituito nella seconda metà del Novecento non una coppia di opposti, quanto piuttosto un binomio inscindibile di pulsioni e strategie politiche. Basandosi in primo luogo su fonti archivistiche sinora inedite, il volume analizza le linee di forza, spesso in bilico tra integrazione e discriminazione, accettazione e rifiuto, lungo le quali il regime comunista romeno gestì la convivenza dei principali gruppi (romeni, ungheresi, ebrei, tedeschi) durante l’epoca di Gheorghiu-Dej. La breve esperienza (1952-60) dell’autonomia territoriale ungherese nei distretti orientali della Transilvania, posta in evidenza la dimensione quotidiana della competizione etnica in una società di tipo sovietico, avrebbe lasciato il posto dai primi anni Sessanta al progetto di comunismo nazionale attuato dopo il 1965 da Nicolae Ceauşescu, ma le cui radici vanno ricercate nella svolta nelle politiche romene di integrazione delle minoranze impressa dalla rivoluzione ungherese del 1956, i cui echi avevano coinvolto soprattutto le zone multietniche della Transilvania.

Leggi la recensione del libro sulla Slavic Review.
Carocci Editore

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