Radiografia della Russia post-sovietica
Recensione del libro L’inafferrabile Russia. Confessione di un ribelle (Neulovimaja Rossija. Ispoved’ buntarja) di Boris Nemtsov, Spirali, Milano 2008
a cura di Alessandro Vitali Dipartimento di Studi Internazionali, Università degli Studi di Milano
Al libro di Boris Nemtsov, L’inafferrabile Russia. Confessione di un ribelle (Neulovimaja Rossija. Ispoved’ buntarja), Spirali, Milano 2008 sono state rivolte numerose critiche, naturalmente in Occidente, dato che in Russia pochissimi l’hanno potuto leggere. A poco più di un anno dalla pubblicazione però, queste hanno finito per rivelarsi molto più scontate, facili e di limitata importanza di quanto non siano apparse al momento della pubblicazione dell’interessante libro. Le più ovvie erano quelle che accusavano l’Autore di parzialità e di visione ridotta e finalizzata, da una parte, a giustificare il proprio operato di ex politico – Nemtsov è stato il Premier della Russia sotto Eltsin e il suo possibile successore al posto di Putin – sottoposto in Patria insieme agli altri riformatori a lunghe, impietose e incessanti critiche e, dall’altra, di una interpretazione complessiva volta a mettere in cattiva luce l’attuale dirigenza del Cremlino, al fine di far risaltare i meriti dei politici che hanno guidato la Russia negli anni Novanta. In realtà il libro di Nemtsov, a una lettura più attenta e non preconcetta o superficiale, rivela un contenuto di notevole rilevanza, fatto di analisi, spiegazioni, previsioni tutt’altro che banali o semplicemente interessate.
Se si legge il volume attentamente, ci si accorge che ci si trova di fronte a uno strumento molto utile per comprendere la Russia post-sovietica, i meandri della sua politica interna ed estera, le dinamiche della sua complessa e più profonda evoluzione negli ultimi vent’anni. Nemtsov non è stato solo un politico, partito dal livello locale (il suo rinnovamento della regione di Nizhny-Novgorod rimane esemplare), capace di incidere, operando ai vertici, sulla realtà della Russia negli anni eltsiniani – con anche il coraggio di opporsi alle scelte più sciagurate e distruttive di Eltsin, quali la repressione in Cecenia e i compromessi con i nuovi padroni del Paese – ma è un intellettuale colto, capace di utilizzare agilmente gli strumenti teorici dell’economia, della scienza politica, della sociologia, della psicologia politica dei leader. Le pagine più interessanti infatti – a parte quelle di grande importanza su esperienze personali nella politica russa – sono quelle che forniscono una lettura fredda e disincantata dei meccanismi politici ed economici della Russia attuale, spiegabili perfettamente con la più solida teoria politologica e le acquisizioni plurisecolari del realismo politico, nonché con quelle basilari, essenziali ed autoevidenti della teoria economica. Questo gli permette di far vacillare e cadere un’intera serie di luoghi comuni, diffusi sia in Russia che in Occidente. Come farà poi anche nel suo libro-intervista successivo, Disastro Putin. Libertà e democrazia in Russia, Spirali, Milano 2009, Nemtsov descrive i meccanismi di fondo della successione al potere nel Cremlino, ne individua le continuità storiche, smonta una per una le supposte ‘realizzazioni’ economiche della Russia putiniana, confuta il mito della stabilità politica e del regime autoritario quali fonti di rinascita del Paese, dello ‘Stato forte’ quale strumento necessario per “tenere insieme” la Russia, smentisce la tesi del ‘capitalismo selvaggio’ e dei suoi presunti effetti perversi, che presuppongono un capillare controllo e una soffocane regolamentazione ‘per necessità’ da parte della nuova dirigenza, individuando invece la realtà dei crescenti appetiti dell’apparato statale e illustra la realtà della corruzione, della falsa lotta agli oligarchi, della restaurazione statale post-sovietica e dell’appropriazione del sistema politico da parte di un’oligarchia del tutto indifferente al destino di milioni di persone. Con dovizia di particolari l’autore illumina i retroscena della gestione del potere, la riduzione della Costituzione del 1993 a carta straccia, la soppressione delle già debolissime parvenze di un sistema federale e l’asservimento della Corte Costituzionale al potere, che l’ha ridotta a un organismo di facciata per combattere i nemici politici. Con lucidità Nemtsov spiega come la restaurazione, il riaffiorare della stagnante mentalità sovietica, l’incompetenza dei commissari governativi e il cristallizzarsi dei loro monopoli riescono a frenare la ripresa della Russia e il suo sviluppo civile dopo settant’anni di orrori e di miseria. Emerge il quadro completo di un Paese soffocato dalla burocratizzazione, dal parassitismo politico-burocratico che distrugge immense risorse, dall’egoismo dei potenti, dal carrierismo e dal servilismo di clan vicini al potere che si sono spartiti la ricchezza del Paese, dalla sistematica rapina dei pochi veri produttori, dal ‘terrorismo fiscale’ usato come strumento per sottrarre le proprietà agli ‘estranei’ e ridistribuirle ai propri accoliti, dalla sterile spesa in armamenti. Anziché puntare sulla sconfitta della miseria, sulla costruzione di strade, su una sanità efficiente, su un sistema scolastico all’avanguardia, la classe politica russa attuale prospera sull’inflazione provocata dallo spreco di denaro pubblico, sulla disinvolta manipolazione politica dei prezzi statali di monopolio, su banche in mano a potenti funzionari statali che governano la moneta, sulla sistematica violazione delle libertà individuali, sull’assenza di legalità, sullo Stato di polizia e sull’asservimento dei giudici. Nemtsov offre il quadro, amaro ma realistico, di un Paese in cui viene prolungata la vita del sistema sovietico anche grazie all’ubriacatura che danno i fumi del petrolio e del gas, la tentazione di potenza e i sogni di ricomposizione imperiale, che consentono di non far vedere alla popolazione dove si annidano le vere cause della devastazione politica, economica, amministrativa.
Eppure, in un Paese conservatore e inerte come la Russia attuale, secondo l’Autore si affaccia a fatica un’unica, grande speranza: quella di nuove generazioni capaci e dinamiche, sempre più abituate a viaggiare e a conoscere, composte di tante persone orgogliose e indipendenti, che credono in una Russia libera dai miasmi e dalle conseguenze di un passato che non vuole passare.