Incroci fra Italia e Ungheria tra una rivoluzione e l’altra: storia, letteratura, cultura, mondo delle idee (1956-1989)

cisueco

 

Giovedì 11 novembre 2021, ore 9.30, Accademia d’Ungheria in Roma, via Giulia 1
Venerdì 12 novembre 2021, ore 10.00, Aula magna, III piano, Dipartimento di
Scienze Politiche, Università Roma Tre, via Chiabrera 199

La partecipazione ai lavori del convegno è libera, ma l’accesso all’Accademia d’Ungheria e al
Dipartimento di Scienze Politiche sarà consentito solo a chi sia in possesso della certificazione
verde. Per la giornata del 12 novembre, inoltre, si prega di prenotare all’indirizzo elettronico:
francesco.guida@uniroma3.it

Programma

Giovedì 11 novembre, Accademia d’Ungheria in Roma, via Giulia 1
ore 9.30
Saluti
Dott.ssa Gyöngyi Komlóssy, addetto scientifico e culturale, Accademia d’Ungheria in Roma
prof. Daniele Fiorentino, direttore, Dipartimento di Scienze Politiche
prof. Ferenc Hörcher, Istituto di Filosofia del Centro ricerche di Scienze umanistiche
prof. Francesco Guida, direttore CISUECO
ore 10.00
Gli echi del 1956 e la Guerra fredda
• Imre Madarász, La Rivoluzione ungherese del 1956 vista dall’Italia: eco letteraria e
dibattito politico
• Riccardo Morello, Die Bruecke von Andau / Il ponte di Andau
• Katalin Somlai, Eva Tettona, Rosa e le altre. Agenti femminili sul fronte italiano della guerra
fredda
• Lorenzo Venuti, Vasas Terni, FTC Siena e Honvéd Sassuolo: propaganda ungherese in
Italia attraverso lo sport negli anni dopo la Rivoluzione (1957-1960)
ore 15.00
Cultura e memoria all’attenuarsi della Guerra fredda
• Zoltán Turgonyi, Teologia a quattro mani. L’opera comune dei padri gesuiti Zoltán Alszeghy
e Maurizio Flick
• Cinzia Franchi, L’Ungheria nel prisma della letteratura. La ricezione in Italia
• Gianluca Volpi, La comunità nascosta. Gli ebrei ungheresi nell’era Kádár
• Simona Nicolosi, I testimoni dell’Olocausto e il loro ruolo nella letteratura e nella società:
Edith Bruck tra Primo Levi e Imre Kertész

ore 19.30
Concerto presso l’Accademia d’Ungheria in Roma, via Giulia, 1

Venerdì 12 novembre, Aula magna, Dipartimento Scienze Politiche, Roma Tre, via Chiabrera 199
ore 10.00
Incroci italo-ungheresi interdisciplinari
• Ferenc Hörcher, Márai and Salerno – an old man’s love affair
• Alessandro Gallo, Gli studi di geografia in Ungheria negli anni Settanta e Ottanta
• Roberto Ruspanti, Ispirazioni e motivi italiani nella lirica del cineasta poeta Imre
Gyöngyössy
• Zsuzsanna Ordasi, Risonanze romane nella nuova stazione ferroviaria di Szolnok

ore 14.30
Epilogo storico
• Romano Pietrosanti, Due volte nella polvere, due volte sull’altar. Imre Nagy dalla morte
alla riabilitazione
• Beatrix Lengyel, Il Museo Nazionale Ungherese e i rapporti italo-ungheresi
• Giulia Lami, L’Ungheria e la fine del comunismo nella visione del Corriere della Sera (1984-
1989)
Conclusioni e saluti:
professori Zoltán Turgonyi e Francesco Guida

Responsabili scientifici del Convegno
Per la Parte italiana: Francesco Guida
Per la Parte ungherese: Zoltán Turgonyi

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Abstract

Cinzia Franchi, L’Ungheria nel prisma della letteratura. La ricezione in Italia
La relazione prende in esame la traduzione e le traduzioni della letteratura ungherese in Italia nel
contesto storico, letterario e culturale del periodo 1956-1989. Verranno considerate e analizzate le
realtà e le scelte editoriali, le motivazioni alla base di queste ultime, l’eventuale influenza sul pubblico
italiano, così come altri elementi significativi, individuando anche i nuovi e vecchi percorsi di una
lunga ‘tradizione’ di traduzione.

Alessandro Gallo, Gli studi di geografia in Ungheria negli anni Settanta e Ottanta
La geografia ungherese non registra, nelle sue linee essenziali, sostanziali mutamenti fino al 1989.
Le principali linee di sviluppo seguono il percorso tracciato a partire dall’inizio del secondo
dopoguerra: da un lato continuano i riferimenti alla geografia antecedente il secondo conflitto
mondiale, dall’altro si intensificano i rapporti con scuole geografiche europee più vicine
all’interpretazione e alla metodologia marxista classica. Sono presenti, ovviamente, voci talvolta
dissonanti ma inquadrabili sempre in un discorso interno alle due linee appena ricordate. Diverse sono
le vicissitudini personali di alcuni esponenti del mondo geografico accademico accusati di
rappresentare una geografia “borghese” e non allineata alle correnti ufficiali.

Ferenc Hörcher, Márai and Salerno – an old man’s love affair
The Hungarian novelist, Sándor Márai’s years in Salerno has been in the focus of scholarly interest
for a long time. Some of the findings of this research was made available in a multilingual publication:
Luce e mare. Márai a Salerno 1968-1980. The present paper is rather a subjective commentary of the
elderly author’s diary notes in Italy. They were published in two different volumes of his Diary. In
particular, I will focus on the question of emotional attachment or love. My claim is that the ageing
author had a rather close relationship with the landscape, cultural history, and urban scenery in the
south of Italy, which had an erotic overtone. This location inspired his work in rather specific ways,
characterised by sensitivity, passion, and intellectual clarity. I am especially interested in the
connection between his self-retrospection and his creativity, the way his search of his own soul helped
him to produce some of his most remarkable late works

Giulia Lami, L’Ungheria e la fine del comunismo nella visione del Corriere della Sera (1984-1989)
In continuità con l’attenzione dedicata in occasione dei precedenti convegni al tema dell’Ungheria
sulle pagine del Corriere della Sera nel corso del Novecento, in questo contributo si vuole illustrare
come il grande quotidiano informasse il lettore italiano dei cambiamenti in atto in Ungheria
nell’ultimo tratto del periodo comunista. L’analisi dell’immagine dell’Ungheria che viene proposta
dal Corriere – sotto il profilo economico, sociale e politico – prende quindi l’avvio nel 1984, anno
prima dell’avvento al potere di Michail Gorbačëv, e si conclude nel 1989, quando si avvia
l’emancipazione dell’impero esterno e dei Paesi che lo componevano dall’URSS.

Beatrix Lengyel, Il Museo Nazionale Ungherese e i rapporti italo-ungheresi
La relazione traccia la rete delle relazioni con l’Italia del Museo Nazionale Ungherese e dei suoi
collaboratori, sulla base di un’indagine sui resoconti annuali del museo e sui fascicoli d’archivio della
direzione generale, ma anche sulla scorta dello studio della stampa dell’epoca. Inoltre, presenta la
definizione dell’influenza degli accordi culturali italo-ungheresi del 1964 e la descrizione dei rapporti
scientifici dei collaboratori del museo e dei principali eventi connessi.

Imre Madarász, La Rivoluzione ungherese del 1956 vista dall’Italia: eco letteraria e dibattito politico
Anche se l’eco letteraria italiana della Rivoluzione ungherese del 1956 non è paragonabile, per
intensità e importanza, al dibattito politico suscitato dalla rivolta di Budapest soprattutto nella
Sinistra, l’influenza esercitata dall’Autunno Magiaro sulla letteratura italiana non è da sottovalutare.
Indro Montanelli ha scritto i primi articoli “dal vivo”, la prima cronaca sugli eventi ed è stato il primo
ad aver riconosciuto il significato storico degli avvenimenti. I quali avevano ispirato anche un suo
dramma (nonché il suo unico film). Alberto Mondadori ha scritto un poema eroico e lirico “d’ira e
d’amore per l’Ungheria”. E Ignazio Silone ha tratto le conseguenze e gli insegnamenti politici, morali
e culturali dalla “lezione di Budapest” in uno dei suoi libri più importanti. La rassegna arriva fino al
romanzo di Roberto Ruspanti che sarà pubblicato anche in traduzione ungherese.

Riccardo Morello, Die Bruecke von Andau / Il ponte di Andau
Tra l’autunno e l’estate del 1956 da questo piccolo ponte sul confine magiaro del Burgenland
transitarono circa 70.000 dei 200.000 profughi della rivoluzione ungherese. Questo confine segnato
dalla storia, frutto della disgregazione dell’impero austroungarico – uno dei tanti paesaggi
insanguinati d’Europa – luogo simbolico dei conflitti e delle contrapposizioni che caratterizzano la
Mitteleuropa è variamente presente nelle pagine letterarie e nei ricordi della generazione postbellica
in Austria.

Simona Nicolosi, I testimoni dell’Olocausto e il loro ruolo nella letteratura e nella società: Edith
Bruck tra Primo Levi e Imre Kertész
Tra letteratura, testimonianza e riflessioni etiche e spirituali i testimoni dell’Olocausto hanno lasciato
un’impronta indelebile nella società occidentale. Malgrado l’indifferenza e, a volte, l’ostilità con cui
è stata accolta la loro narrazione, i salvati non hanno mai rinunciato a verbalizzare l’orrore della
Shoah. Tra Primo Levi e Imre Kertész, assurti a personaggi-simbolo della deportazione in Italia e in
Ungheria, ricopre un ruolo peculiare la scrittrice di origine magiara Edith Bruck, la cui dimensione
transculturale la rende una voce unica nel panorama letterario mondiale.

Zsuzsanna Ordasi, Risonanze romane nella nuova stazione ferroviaria di Szolnok
In Ungheria già prima della Grande guerra si era formata la rete ferroviaria con le apposite stazioni,
tra cui quelle di crocevia importanti furono realizzate su progetti di Ferenc Pfaff (1851-1913),
architetto-ingegnere delle Reali Ferrovie dello Stato (MÁV). Quella di Szolnok, costruita nel 1907,
era uno dei suoi capolavori. Il 2 luglio 1944 Szolnok subì un devastante bombardamento che distrusse

quasi totalmente anche l’edificio della stazione. Si volle allora sostituirlo con una stazione moderna,
atta a corrispondere alle nuove funzioni essendo la città situata in un punto strategico per il trasporto
di merci e di persone tra l’Unione Sovietica, l’Est e il Sud del Paese e Budapest. Nel 1967 fu bandito
un concorso nazionale per l’edificio della stazione che fu vinto da Vilmos Schneller (1921),
ingegnere-architetto della MÁVTI. La costruzione durò diversi anni e la stazione fu inaugurata il 12
luglio 1975 (peraltro solo nel 1974 fu completata la demolizione dei resti delle precedenti strutture).
Schneller progettò una stazione moderna, all’avanguardia, che mostra evidenti risonanze con la
Stazione Termini di Roma nella struttura, nella distribuzione degli spazi negli interni dell’edificio e
anche nell’uso dei materiali. La stazione di Szolnok all’epoca era la stazione più moderna della
Mitteleuropa.

Romano Pietrosanti, Due volte nella polvere, due volte sull’altar. Imre Nagy dalla morte alla
riabilitazione
Imre Nagy, alla vigilia della Rivoluzione, veniva dalla polvere in cui era stato gettato con l’espulsione
dal MDP nel dicembre 1955, e gli eventi rivoluzionari lo richiamarono a gran voce al governo. Ma
l’intervento sovietico del 4 novembre lo costrinse di nuovo nella polvere: la fuga nell’ambasciata
jugoslava, il rapimento e la deportazione in Romania, l’arresto e il processo farsa concluso con
un’inevitabile condanna a morte e una sepoltura misteriosa e infamante. Il logoramento del regime
kadariano, sempre più netto nella seconda metà degli anni Ottanta, ne fecero nuovamente un simbolo
di una possibile alternativa politica e così si coagulò intorno alla sua riabilitazione, che era quella
dell’Ungheria rivoluzionaria, la speranza di una svolta politica decisiva, di un vero cambio di regime.
Il funerale simbolico del 16 giugno 1989, a trentun anni esatti dall’esecuzione ne diede plastica
rappresentazione, spalancando la strada a un nuovo periodo storico della nazione magiara.

Roberto Ruspanti, Ispirazioni e motivi italiani nella lirica del cineasta poeta Imre Gyöngyössy
L’Italia costituisce nella lirica di Imre Gyöngyössy (1930-1994), noto al grande pubblico
internazionale come regista cinematografico ma meno come poeta, un importante punto di
riferimento. L’influsso che esercitava su di lui la cultura italiana, di cui era impregnato fin dagli anni
dell’infanzia e della prima giovinezza, contribuì, unitamente alla sua spiritualità e alla sua fede, che
da quella cultura in gran parte gli derivava, a fargli sopportare la detenzione nelle carceri staliniste e
in seguito, nel corso della sua vita, a segnarne il percorso artistico di cineasta e, per quel che concerne
il presente intervento, l’opera poetica, caratterizzata dallo speciale rapporto con l’Italia sentita come
simbolo di libertà.

Katalin Somlai, Eva Tettona, Rosa e le altre. Agenti femminili sul fronte italiano della guerra fredda
La polizia segreta del partito comunista essendo un corpo fortemente gerarchizzato e regolato da una
disciplina militare arruolava un personale maschile. Oltre al corpo ufficiale anche la rete vasta di
agenti di cui approfittava consisteva in maggior parte di uomini. Agenti donne erano usate per scopi
stereotipati. La dominanza maschile era vera anche per l’intelligence che cominciò ad espandersi
nell’era kadariana. Di pari passo con l’apertura internazionale dell’Ungheria diventarono però più
variegati i ruoli femminili e aumentava il numero delle donne avvicinate e ingaggiate dai servizi
segreti.

Zoltán Turgonyi, Teologia a quattro mani. L’opera comune dei padri gesuiti Zoltán Alszeghy e
Maurizio Flick
La cooperazione dei teologi cattolici Maurizio Flick (1909-1979) e Zoltán Alszeghy (1915-1991) è
un esempio ideale per i rapporti italo-ungheresi nella cultura del XX secolo, dal momento che il primo
era italiano, mentre il secondo era ungherese. Insegnavano a Roma e dagli anni Cinquanta fino agli
anni Settanta scrissero insieme parecchi articoli e libri. Ma – oltre il mero fatto del loro lavoro comune
come simbolo del rapporto delle due nazioni – anche il contenuto del loro pensiero è importantissimo
dal punto di vista dello sviluppo della teologia cattolica. È interessante in particolare quello che
pensavano della creazione e del peccato originale. Come è ben noto, dall’inizio dell’età moderna
erano frequenti i conflitti fra il cattolicesimo e i risultati delle scienze naturali. La tensione più grave
è dovuta forse alla teoria dell’evoluzione che sembrava incompatibile con la dottrina tradizionale
sulla creazione immediata divina delle specie, sul Paradiso e sul peccato originale. La mia relazione
presenta la soluzione che i due padri gesuiti elaborarono per risolvere questo problema.

Lorenzo Venuti, Vasas Terni, FTC Siena e Honvéd Sassuolo: propaganda ungherese in Italia
attraverso lo sport negli anni dopo la Rivoluzione (1957-1960)
La Rivoluzione ungherese, come noto, ebbe un forte impatto sullo sport magiaro: gli atleti, in
precedenza i migliori ambasciatori del paese, sfruttarono gli eventi internazionali per espatriare,
simboleggiando la tragedia del paese. Ciononostante, l’apparato propagandistico di Budapest presso
gli stati esteri si riprese in fretta, e lo sport divenne nuovamente uno dei migliori strumenti per
consolidare l’immagine del nuovo regime a livello internazionale.

Gianluca Volpi, La comunità nascosta. Gli ebrei nell’era Kádár
Nella tempesta rivoluzionaria del 1956, malgrado le premesse, non si manifestarono le tendenze
antisemite caratteristiche della storia ungherese del Novecento. Il regime di János Kádár, impegnato
a colmare la frattura fra il Partito comunista e la società civile, assunse una condotta prudente nei
confronti degli ebrei ungheresi, promosse la tolleranza e ne favorì le carriere, a patto che la comunità
ebraica tenesse un basso profilo e rimanesse ‘nascosta’, pur collaborando attivamente all’edificazione
del socialismo. Il contributo mira a chiarire alcuni aspetti di quella cooperazione, dal punto di vista
degli ebrei ungheresi.

Author: Aisseco

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