Storia della Polonia

Storia della Polonia

Dalla seconda alla terza repubblica polacca

di Alberto Basciani

L’aggressione avviata dalla Federazione russa contro l’Ucraina nel febbraio del 2022 tra i tanti altri effetti ha contribuito ha ridestare un notevole interesse nei confronti della Polonia, un Paese immediatamente schieratosi a fianco dell’aggredito e che da allora ha visto mutare sensibilmente il proprio ruolo geopolitico. La riscoperta polacca ha coinciso anche con una rinnovata attenzione per la cultura, la storia e la società di quel Paese e il bel volumetto di Alessandro Ajres pare porsi proprio su questa direzione, quella cioè di offrire a un vasto pubblico un’agile ricostruzione della complessa vicenda storica della Polonia dalla sua rinascita nazionale fino ai giorni nostri: Storia della Polonia. Dal 1918 a oggiScholé, Brescia, 2023, pp. 238. È un compito tutt’altro che semplice e che tuttavia l’Autore assolve con rigore e abilità forte di una profonda conoscenza della civiltà polacca e di una penna felice che rende la lettura del volume oltremodo agevole. 

La scelta è stata quella di privilegiare una narrazione diacronica e critica delle grandi tappe della storia contemporanea polacca rinunciando però – evidentemente per motivi di spazio – a incursioni nella cultura, nelle dinamiche economiche-sociali che restano forse un po’ troppo sullo sfondo. Nel complesso la scommessa è vinta, il libro funziona e lo scenario complessivo è nitido. Vedi il sommario.

Interessante il quadro offerto della prima repubblica polacca, rinata alla fine della Grande guerra, uno stato multietnico che una volta tramontato il progetto (o sogno?) del maresciallo Piłsudski di ricreare in chiave moderna qualcosa di paragonabile alla vecchia confederazione polacco-lituana, si ritrovò in una sorta di vicolo cieco stretta tra i diversi estremismi interni e le ombre di due ingombranti vicini che presto l’avrebbero condotta allo sfacelo. 

Dagli anni bui della Seconda guerra mondiale, segnati dalla duplice invasione nazista e sovietica, quindi da un micidiale regime di occupazione tedesco, dagli orrori della Shoà ma anche delle rivolte eroiche di Varsavia del 1943 e del 1944, che lasciarono la capitale in un cumulo di macerie, la Polonia uscì fuori verrebbe da dire in maniera bizzarra: spostata a Ovest sulla carta geografica (in virtù dell’acquisto di territori tedeschi e la perdita di molte province orientali) ma politicamente piantata a Est essendo ben presto diventata una cosiddetta “democrazia popolare” di stampo sovietico. Giustamente Alessandro Ajres mette in evidenza come anche in Polonia la nuova era poggiò su due principi ormai ben consolidati in tutto l’Est dell’Europa: totale sottomissione politica e culturale nei confronti dell’Urss e, al tempo stesso la stipula di una serie di trattati economici che ponevano l’economia polacca in totale sudditanza a quella sovietica. 

Soprattutto dopo la morte di Stalin il quadro politico, economico e culturale polacco mutò non poco pur restando il partito comunista al vertice del potere. Furono avviati piani ambiziosi – e mal congeniati – di crescita economica, la società lentamente subì delle mutazioni, il regime cercò di arrivare a un modus vivendi con la chiesa cattolica ma sullo sfondo restavano aperte le grandi questioni che né la repressione degli anni Cinquanta né le timide aperture posteriori poterono risolvere. In modi e forme diverse anche il regime comunista si trovò intrappolato in un vicolo cieco: da un lato la sovranità limitata, ancor più dolorosa e umiliante in quanto costringeva le autorità a tenere il punto su menzogne grossolane a cominciare dalle verità nascoste – sempre più maldestramente – sulle fosse di Katyń, dall’altra i limiti di uno sviluppo economico e sociale basato su fondamenta fragilissime e che presto avrebbe fatto precipitare il Paese in una cupa crisi economica.  

Dalle secche dell’economia emerse il grande movimento di opposizione sindacale e politico Solidarność con il suo carismatico leader Lech Wałesa. Dalle pagine del volume emerge bene l’eccezionalità del momento storico vissuto dalla Polonia. Agli spettrali scaffali vuoti dei negozi e alle tetre vie delle grandi città faceva da contraltare una stagione segnata da personalità straordinarie. Al già menzionato Wałesa non si può non affiancare il papa polacco, Giovanni Paolo II, ma anche una serie di straordinari intellettuali quali Czesław Miłosz, Bronisław Geremek, Adam Michnik e moltissimi altri che, pur nella loro diversità, diedero alla lotta anticomunista quella tensione morale e quella forza spirituale che fece della Polonia uno straordinario laboratorio di democrazia pur tra le macerie materiali ed etiche che il socialismo reale stava disseminando da 50 anni. 

Le ultime cento pagine (circa) del volume sono giustamente dedicate alla terza repubblica e alla controversa transizione post-1989 verso l’economia di mercato e la democrazia liberale. La Polonia di oggi è irriconoscibile, in questi trenta anni il Paese si è modernizzato, ha aderito alla NATO e all’UE ma nel corso degli anni il sistema politico ha anche sviluppato una controversa forma di democrazia illiberale che si nutre di pregiudizi antieuropei, rifiuto di una società aperta, inclusiva e autenticamente liberale, paura dell’altro e rifugio nei cosiddetti “valori tradizionali” talvolta delineati anche con una certa confusione. Il risultato è una sorta di Giano bifronte che forgia un Paese ogni anno più moderno ma anche in apparenza sempre più lontano dai valori costituenti dell’UE. Forse l’aggressione russa all’Ucraina ha mostrato all’opinione pubblica polacca la verità delle cose, da dove realmente vengono i pericoli per la stabilità e la crescita del Paese. Il prossimo futuro ci darà qual è l’indicazione recepita dall’opinione pubblica polacca da tutti questi avvenimenti. Intanto ai lettori italiani resta questo valido libro per addentrarsi in una vicenda complessa, a tratti contraddittoria ma che nel suo evolversi ha marcato come poche altre le tappe più significative della storia europea contemporanea. 

Author: Aisseco

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